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I DISEGNI SEGRETI DI DANTE

4. DANTE ERA UN PITAGORICO?

 NO, Dante ha usato il linguaggio pitagorico perché gli era necessaria una chiave metafisica e numerologica per poter nascondere nella profondità del Poema i suoi Disegni e i suoi Messaggi segreti.

Farà la stessa cosa quando, nel canto XXVI del Paradiso, parla con san Giovanni in tema di CARITÀ.

In questa occasione scrive dentro il canto il suo Testamento Spirituale che può essere rivelato solo utilizzando la TRIADE SACRA PITAGORICA.

 Chi ti ha fatto prendere la diritta mira verso il tuo bersaglio?

 Questa è la seconda domanda che Giovanni formula a Dante. La risposta letterale potete trovarla leggendo il canto, ma questa è la risposta secretata nel testo:

Proprio questo Amore che di necessità mi marchierà con l’impronta del suo sigillo, e che sarà più profonda quanto più grande sarà il Bene che troverò, e che in sé contiene la Verità su cui si fonda questa prova. [Caro Lettore] di tutte le cose sempre eterne io ti farò vedere ogni valore, qui nei cieli, laggiù in terra, al di sopra di tutte le leggi, di tutte le censure, di tutti i limiti e di tutti i divieti.

La PROVA al di sopra di tutte le prove, tutt’altro che la raffinata argomentazione sillogistica e probante come si rileva apertis verbis!: il suo viaggio, il Poema, la Grande Opera, il suo Tempio, l’edificazione della sua anima, l’assimilazione incondizionata al divino… che non è passeggiata di salute, non è capriccio letterario, ma fondata su Verità ben compresa ed emanata dal Bene della Grazia, che poi è ancora amore, sempre amore, solo amore. Io ti farò vedere (a Te Lettore!) ogni valore delle cose eterne, eterne in cielo, eterne in terra, al di sopra delle leggi comuni e convenzionali, al di sopra dei catechismi che si danno piccole regole perché tremano di terrore davanti all’Infinito… e ringrazia Dio, Lettore, che son nato nel Dugento perché altrimenti avrei trasvolato altre terre altri oceani, altre lingue altre nazioni, e tutte le avrei usate per urlare che, se non ti bevi l’Assoluto, come fai a dire che vali qualcosa? Ancora più umanità avrei fatto scorrere nelle mie vene e sogni e desideri e speranze avrei miscelato e distillato specchiandoli ai Cieli che poi sono solo amore, ancora amore, sempre amore. E devi tremare, Lettore, perché lo affermo con le stesse parole che Dio ha usato con Mosè! Ma non mi basta il Bene, è il VALORE del TUTTO che mi sta a cuore: da me devi imparare che anche Dannazione e Inferno, smarrimento e terrore, perdersi e arrancare, cercare e sbagliare, sperare e disperare… ogni cosa è oro per l’anima, diamante per la sua fatica, quarzi per le sue lacrime, diademi per il suo piacere… che poi è amore soltanto amore sempre amore.

da STELLE SEGRETE E QUIETE

Questo la dice lunga sul fatto che nessuno può determinare il messaggio del Poeta con una unica definizione: l’Alighieri ha usato tutti i linguaggi possibili a sua disposizione perché il suo urlo potesse percuotere come vento le alte cime.

Dai Principi Ermetici a Pitagora, da Platone alla Filosofia Medievale passando per Aristotele, da Agostino a Tommaso, dai Sacri Testi Ebraici al Nuovo Testamento, dal misticismo cristiano al sufismo arabo, dall’Apocalisse alla Kabbalah, dalla conoscenza variegata della mitologia greca alla ricchezza inestimabile letteraria dall’antica Roma e di quella medievale, dal linguaggio astrologico a quello alchemico… e mai potrei dare conclusione all’elenco, tentando di circoscrivere la possente complessità del suo PATRIMONIO ANAGOGICO.

Nessuno può tirare Dante per la giacchetta comprimendolo in una unica dimensione.

E solo perché tutti i LINGUAGGI SAPIENZIALI del mondo, pur utilizzando simboli diversi ma anche unici, dicono sempre la stessa identica cosa:

CI POSSIAMO SALVARE SOLO SE CI ARRENDIAMO

AL PROGETTO D’AMORE

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IMMAGINE: San Giovanni evangelista, opera di Vladimir Borovikovskij

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I DISEGNI SEGRETI DI DANTE

3. I CIELI NASCOSTI

… come pintura in tenebrosa parte,

 che non si può mostrare

 né dar diletto di color né d’arte.

Dante Alighieri, Rime, CX

Questa è la prima mappa siderale di modello tolemaico, quella costruita con i primi dodici versi del Poema: la mappa infernale. È la pietra fondante del Libro che Dante dedica a san Pietro, pietra sulla quale edifica tutto il Poema.

prima mappa siderale

E’ la Pietra che rivela che il percorso infernale è destinato al raggiungimento del primo traguardo del viaggio: quello della Pace. Ma svela anche gli strumenti del Pellegrino: l’acquisizione progressiva e sempre più raffinata dei Saperi.

I cieli sono le scienze… scrive Dante nel Convivio e ogni pianeta-stella dispensa la scienza che gli appartiene.

Dal punto di vista astrologico, da questa Carta del Cielo si può   ricavare che i pianeti possono essere letti solo in opposizione o in congiunzione, proprio perché Dante la costruisce sul rettilineo dei versi. Marte, l’unico pianeta del Cielo Alto, è l’unico che può favorire il Pellegrino, e Marte è il pianeta della Musica e del Canto, e non credo che ci sia qualcuno che possa mettere in dubbio l’abilità del canto in Dante. Tutti gli altri pianeti opposti nel Fondo Cielo ci narrano la fatica ardua alla quale sta andando incontro il Poeta, e anche la sua humilitas.

 Ci svelano che ancora Dante deve conquistare con durissimo impegno la Luna (grammatica) Mercurio (dialettica) Venere (filosofia) il Sole (aritmetica) Giove (geometria) Saturno (astrologia). Mancano all’appello la Fisica e la Metafisica (Cielo delle Stelle Fisse), l’Etica (Primo Mobile) e la Teologia (Empireo). Le prime sette discipline erano di natura propedeutica agli studi universitari che prevedevano gli studi approfonditi della Metafisica, dell’Etica e della Teologia.

Ma nelle tenebre dell’inferno le stelle ancora non si vedono e i cieli si fermano a Saturno.

Ma va anche aggiunto che probabilmente l’Alighieri non faceva molto riferimento a questo canonico protocollo. Oltrepassato il Cielo di Giove si entra in quello di Saturno: Scienza dell’Astrologia. Nel Cielo delle Stelle Fisse si entra nel territorio della Metafisica (ma anche in qualcosa di più interessante se avete la pazienza di leggermi), nel Primo Mobile in quello della Scienza Pitagorica, e nell’Empireo in quello della Sacra Liturgia, sempre secondo gli studi di Giovangualbero Ceri che mi hanno aiutato molto a comprendere il Poema Risvegliato.

Dal punto di vista alchemico, ci troviamo all’inizio dell’Opera al Nero, della nigredo (più avanti sarà precisato  meglio). La nigredo è la prima e fondamentale fase di ogni processo alchemico. Nel periodo della nigredo, ogni elemento materiale, psichico, spirituale, viene gettato in un luogo di putrefazione, per divenire lentamente parte di un tutto nero e indiviso. Così come il seme, per dare frutto, deve morire e spaccarsi, ogni frammento materiale, per poter contribuire alla Grande Opera, deve prima essere abbandonato alle tenebre del suo sfacelo fisico, affinché le impurità inizino ad abbandonarlo e l’intima natura degli elementi possa prepararsi per una profonda e successiva purificazione (albedo).

L’Arte della nigredo identifica, quindi, la fase preliminare di introspezione sensoriale (presa di coscienza) dell’esistenza di fattori, elementi e complessi inconsci che ci fanno percepire le immagini come un pallido riflesso della realtà. La prima fase della nigredo si riassume nell’affermazione: Non abbiamo occhi per vedere. Da ricordare la cecità di Dante quando entra nell’antinferno, nel luogo degli Ignavi. Il luogo dove impara a guardare con le orecchie.

E la Carta del Cielo così si trasforma in athanor, nel mistico forno infuocato. Il fuoco di Marte dovrà fondere la materia grezza nella prima fase di purificazione. E Saturno, pianeta del Piombo – metallo della nigredo – pianeta nero e pesante, consegna Dante all’Inferno.

ATHANOR

Come Filatete conferma descrivendo l’inizio dell’Opera al Nero ne L’entrata aperta al palazzo del Re:

Per sbrogliare bene la difficoltà, leggi attentamente ciò che segue: prendi quattro parti del nostro Drago igneo, che nasconde nel suo ventre l’Acciaio magico, e nove parti del nostro Magnete; mischiali insieme con l’aiuto del torrido Vulcano, in modo da formare un’acqua minerale dove galleggerà una schiuma che bisogna rigettare. Lascia il guscio e prendi il nocciolo, purgalo a tre riprese con il fuoco e il sale, ciò si farà agevolmente se Saturno ha ammirato la propria bellezza nello Specchio di Marte.

Nelle tre mappe dantesche Marte e Saturno sono sempre opposti come pianeti. Nell’Opera al Nero il piombo (Saturno) si purificherà al fuoco (specchio) di Marte.

Dal punto di vista letterario, intendendo per letterario la ricerca dei valori profondi del testo… e cioè di quel quarto livello testuale (anagogico) di cui Dante parla spesso e che ormai sono in molti a concordare che si tratti di un livello esoterico… ecco, da questo punto di vista, le cose si fanno ancora più difficili. Vinti dalla finzione narrativa siamo stati abituati a inseguire i lacerati estenuati infernali passi di Dante da roccia a roccia da bronco a bronco nella voragine aperta negli abissi sotterranei del pianeta… e già così è difficile seguirlo. La mappa ci parla invece di un viaggio cosmico, tetradimensionale, che si perde nello spazio inseguendo e compiendo sette orbite planetarie e uscendo, in seguito, dal sistema solare e quindi dalla volta stellata. Ci parla di una dimensione temporale indefinita, ma decisamente lunghissima! Nel tempo di dodici versi si materializza un tempo che potrebbe durare migliaia di anni luce… e la Quarta Dimensione viene solitamente definita anche come la Dimensione del Tempo.

Fin dalle prime sillabe l’Alighieri si diverte a giocare con noi ritmando in modo subliminale il cosiddetto tempo reale, con quello interiore, con quello cosmico, fino a quando giungerà a farci comprendere che anche noi pellegrini in terra ci muoviamo nello spazio, lungo l’orbita più periferica della Galassia della Via Lattea.

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Questa è la mappa del Purgatorio, dedicata a san Giacomo: è la pietra angolare e rivela che il secondo traguardo del viaggio è la conquista della Libertà.

mappa del purgatorio

Dal punto di vista astrologico, rappresenta in un attimo come anche i cieli possano stravolgersi se un uomo decide di andare incontro alla sua trasformazione. Che poi è il messaggio di tutte e tre le mappe: se un individuo si trasforma, anche i cieli si trasformano, come sopra così sotto.

Al cinquantesimo canto non è ancora nato l’uomo nuovo, ma gli assomiglia molto! E’ apparso Urano nel Cielo, che era sconosciuto come pianeta ai tempi di Dante, ma già faceva sentire il suo potere di folle innovatore nel Cielo delle Stelle Fisse: l’Urano Stellato. Venere e Saturno nel Fondo Cielo ci raccontano che ancora c’è molta strada da compiere verso i due saperi più elevati: filosofia e astrologia, ad litteram. In profondità si nascondono valori molto più intensi che per ora possiamo banalmente tradurre in amore e immortalità. Tutte le altre divinità planetarie, astralmente congiunte nel Cielo Alto, finalmente, e amorevolmente, sorridono al Pellegrino.

Dal punto di vista alchemico si sta affrontando la fase dell’albedo, dell’Opera al Bianco.

Alla fine della nigredo, appare una luce bianca (la luce che abbaglia Dante al terzo Passaggio, entrando nell’Eden, canto XXIX). Siamo arrivati al secondo stadio della Grande Opera: l’Albedo, o bianchezza. L’alchimista ha scoperto dentro di sé la sorgente della sua vita, la fonte da cui l’acqua della vita scorre. Anticipa gli avvenimenti che si verificheranno nel paradiso terrestre e nel cielo della luna: le due acque nate dalla stessa sorgente in cui si bagnerà Dante (Lethe ed Eunoè) sono la visione alchemica del passaggio all’albedo, la seconda purificazione in cui la materia sublima e perde densità… e nel cielo della Luna Dante si accorgerà di essere diventato uguale a un raggio di luce che penetra nell’acqua. L’argento lunare è il metallo dell’albedo, come il piombo saturnino è il metallo della nigredo. La Luna accoglie il Poeta nel cielo, ma sarà Giove – inargentato – a consegnare Dante al cielo di Saturno (che si è trasformato da Piombo in Oro –Auredo – XXI del Paradiso).

Sono costretta a esprimere una necessaria precisazione: la vulgata prevede una visione molto semplificata e superficiale dell’Opus Magnum alchemico. Poiché il Poema è trino e tre sono le fasi principali dell’Opera, il gioco è semplice, nera all’inferno, bianca al purgatorio e rossa in paradiso.

Perfettamente consapevole del fatto che questa vulgata ancora non viene ammessa in molti salotti, devo anche sottolineare che anche molti altri salotti più affini al Dante alchemico, non preferiscono opporre molta resistenza allo sciorinamento di tutti i colori che la pietra dei Filosofi suol prendere nei crogiuoli di fusione, come giustamente scrive Giuliano Kremmerz.

L’Alighieri fu alchimista della Via Umida (officina) e della Via Secca (trasmutazione interiore), e il suo Opus Magnum non poteva essere un esercizio da Piccolo Chimico. E non ci fa mancare tutti i colori: il Viaggio del Dolore (dal canto 13 fino al 62) è sotto l’ombra di Saturno Plumbeo (come conferma la seconda Mappa del Purgatorio): è una Nigredo che lentamente si ammorbidisce e sfuma transitando al blu e al celeste (dolce color d’orїental zafiro…  I Purg.), al verde (Verdi come fogliette pur mo nate… XIII Purg,), alla cenere (cenere o terra che secca si cavi… IX Purg.)… e questo solo per citarne alcuni  enunciati durante la travagliata opera di purificazione, come conferma James Hillman nel suo Psicologia Alchemica. L’alternarsi del giorno e della notte sul Monte della Guarigione, largamente ci offre la policromia intensa della luce e della terra, così come la vediamo noi qui sul pianeta, noi che sappiamo che passando dal nero al bianco dobbiamo percepire tutta la policromia che li separa, e anche il Purgatorio è dolore, e quindi siamo ancora in attesa di Albedo, che viene annunciata all’inizio del Viaggio della Salvezza (dal canto 63 al 12)… ed ecco un lustro sùbito trascorse…. (XXIX Purg.). L’Albedo va CONQUISTATA, e non può essere quindi dichiarata d’ufficio all’inizio del Purgatorio quando le anime sono chiamate ad espiare il loro errore. Si concluderà dunque con la viriditas, la fase al verde:

Io ritornai da la santissima onda

rifatto sì come piante novelle

rinnovellate di novella fronda,

puro e disposto a salire alle stelle.

(Purg., XXXIII)

 L’Opus Magnum dell’Alighieri parte dallo Specchio dell’Arte (i primi 12 canti) e, attraversando tutte le vibrazioni materiche, giunge all’Adamas, cioè alla Fase del Diamante (Candida Rosa ed Empireo).

IL POEMA DIAMANTE

L’Albedo quindi coincide col primo del Paradiso: il volo verso la Luna, l’etterna margarita.

Dal punto di vista letterario, come avrete modo di vedere, ci immergeremo nel Perfezionamento dei Saperi: nelle due Forme di Conoscenza (del Visibile e dell’Invisibile) e nella Conquista dell’Anima Intellettiva.

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mappa del paradiso

La mappa del Paradiso: l’ultima pietra del tempio dedicata a san Giovanni Evangelista e che rappresenta l’ultimo traguardo raggiunto: l’Amore. Pietra immateriale come l’Empireo segreto e quieto: cielo immobile e privo di materia – fatto solo di amore e di luce – perché, come scrive Dante stesso, la vera perfezione della materia è la totale assenza di materia. (Una materia perfetta non può muoversi perché non è desiderante. Il desiderio di perfezione fa muovere tutti gli altri cieli, ma non l’Empireo che è perfetto, come viene scritto nella lettera a Cangrande).

Questa mappa rivela il prodigioso evento del finale del poema, quello che nei versi viene enunciato, ma non spiegato: il totale capovolgimento di Dante dopo la visione estatica del divino… ma già volgea il mio disio e il velle… Avviene ciò che nella realtà materiale non potrebbe mai accadere: Saturno inverte la sua orbita e assieme alla sua, anche quella di Dante, consegnandolo al Primo Mobile in senso antiorario. Questo cielo, che mette in movimento tutti gli altri pianeti, secondo la visione tolemaica si muove in senso opposto a tutti gli altri, e da questo cielo a Dante viene impresso il movimento di una rota ch’igualmente è mossa… moto costante e uniforme delle stelle dell’universo.

Dal punto di vista astrologico rappresenta il Trionfo degli Dei e solo per questo mai mi stancherei di contemplarla. Il poeta scardina completamente la struttura astrologica tolemaica, e pone al centro della sua circonferenza non la Terra, ma la Luna, e in Paradiso infatti dalla Luna si parte (forse che anche i Tolemaici si muovevano nello spazio secondo il punto di vista coincidente allo spazio in questione, come ci ha insegnato Einstein?). Nel Cielo Alto si dispongono i fulgori trionfanti delle divinità greche: Urano stellato, Kronos-Saturno, Zeus-Giove. E tutti gli altri pianeti precipitano nel Fondo Cielo. La quarta Divinità, immateriale e quieta, la Divinità Infinita dell’Empireo … l’Amor che move il sol e l’altre stelle… avvolge il Cosmo pur rimanendo parallela ad esso. Anche se fosse solo possente immaginifica fantasia, avremmo tutto il diritto di sentirci perplessi.

Dal punto di vista alchemico si compie la terza fase, la Rubedo, l’Opera al Rosso nel Cielo di Marte, e quindi l’argentum in quella di Giove: e poi nasce l’Uomo Nuovo o, come spesso si dice, il piombo si trasforma in oro. Un Saturno d’oro accoglie Dante al quarto passaggio e lo consegna al Primo Mobile in prodigio, Marte per la terza volta gli fa da specchio in opposizione, e dall’athanor sgorga a fiotti l’oro filosofale (l’Auredo).

Guardate ancora i tre disegni segreti: siete davanti alla mitica inconcepibile incomprensibile… pietra filosofale.

da DANTE E LA STELLA DI BARGA – prima parte

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2. TRE MAPPE SIDERALI E LA METAFISICA PITAGORICA

Le TRE CARTE DEL CIELO appaiono, risorgendo dall’ASSENZA DI MATERIA, quando noi sovrapponiamo al numero degli endecasillabi il valore metafisico del numero pitagorico.

Pitagora (da noi lontano circa 2550 anni) ha racchiuso nel SACRO DODICI, cioè nei primi dodici numeri, tutta quella che lui considerava la DIRITTA VIA. Un cammino di natura iniziatica che contempla la RETTIFICAZIONE del nostro pellegrinaggio in terra, rispecchiandola ai misterici valori positivi dell’intero Universo. A partire dal Mistero dell’ATTO CREANTE (Uno e Trino), fino a raggiungere la suprema VERITÀ, unica, indefettibile e certa.

Ebbene sì: stiamo parlando di segrete cose, che possono, a questo punto, farvi sospettare di comprendere poco, ma io vi assicuro che tutto sarà spiegato nel corso di questo articolo. Se poi leggete STELLE SEGRETE E QUIETE (gratis on-line in questo sito), tutto diventerà luminoso come il sole.

Dove sono state nascoste dentro il Poema le Mappe Siderali?

Nei primi dodici versi della cantica infernale, negli ultimi dodici versi del Paradiso, e nei dodici versi centrali del cinquantesimo canto (XVI del Purgatorio).

Tutte e tre le Cantiche terminano con la parola STELLE, e a me piace pensare che siano la segreta indicazione dei disegni segreti del Poeta, oltre ad essere, la sua Opera, scritta dentro le stelle.

La perfezione geometrica della collocazione delle mappe (1, 2 e 3: inizio, centro e fine) vi dovrebbe togliere tutti i dubbi che vi stanno tormentando: non è per niente fantasia del mio sacco! Più di dieci anni della mia vita sono stati spesi a comprendere, e solo in parte, l’architettura geniale del Poema.

PRIMA MAPPA SIDERALE

Questa è la mappa infernale che vi traduce la corrispondenza fra numero e valore metafisico. Sono stati molto sintetizzati i caratteri filosofici attribuiti da Pitagora ai suoi dodici numeri sacri, ma comunque servono a comprendere l’essenza profonda dei singoli versi. Per esempio, al quinto endecasillabo (orbita di Venere) va attribuito il valore contrario della Civiltà: esta selva selvaggia e aspra e forte rinvia allo stato primordiale della Barbarie, quella che sappiamo bene riconoscere quando tutta la nostra persona cade nel panico e nel terrore.

Gli stessi identici parametri valoriali, sono stati usati anche per le altre due mappe siderali.

Quando l’inviduo si trasforma, si trasformano anche i cieli.

Questo messaggio segreto di Dante, dovremmo cucirlo nelle tasche o conservarlo sopra il comodino!

Al Purgatorio non solo riappare la Volta Stellata, Ma nel fondo cielo rimangono solo due grandi conquiste da compiere: la vetta massima dell’AMORE, rappresentata da Venere; e la trasformazione del piombo in oro: Saturno Plumbeo che ha consegnato Dante all’Inferno, tornerà a risplendere nella sua luminosa dorata solarità, solo all’ingresso del suo Cielo, in paradiso.

Saturno rovescia l’orbita di Dante da senso orario in senso antiorario, perché il Primo Mobile o Cielo Cristallino, si muove in opposta direzione a tutti gli altri cieli, I fisici contemporanei confermano che la MATERIA si muove in senso orario, mentre l’ANTIMATERIA si muove in senso opposto.

Devo sottolineare che il PRIMO MOBILE ANTIMATERICO coincide con la MENS DEI, come ben afferma Beatrice:

… e questo cielo non ha altro dove

che la mente divina, in che s’accende

l’amor che ‘l volge e la virtù ch’ei piove.  111

(XXVII, Par.)

Ma questa è la rappresentazione tradizionale del viaggio paradisiaco, come se Dante allargasse sempre di più le sue orbite per giungere all’Infinito che CIRCONDA il tutto.

Invece accade l’esatto contrario: la Mens Dei è il centro del tutto!

In questo caso ho utilizzato il modello medievale dei Cieli, e presumo sia lo stesso usato dall’Alighieri.

Etere e Arco di Fuoco separano la Terra dal Cielo della Luna, per questo la Terra diventa DODICESIMA ORBITA, e non può far altro che muoversi attorno al Centro Della Galassia della Via Lattea, in senso scientifico, ma soprattutto attorno al Mistero dell’Atto Creante, nel centro del cerchio, là dove giace l’Eternità, secondo la filosofia pitagorica. Galilei ha passato i suoi guai mettendo in movimento la terra, e soltanto all’interno di un sistema solare!

Invece l’IMMAGINE che ci offre l’Alighieri è addirittura di ordine galattico, praticamente post-galileiana.

L’Empireo, microscopico e infinito, senza dimensione come il centro della circonferenza, contempla il punto di questo punto: la Mens Dei. E questo viene tradotto nel tredicesimo endecasillabo sciolto:

amor che move il sol e l’altre stelle

Tutti i cento canti terminano con un endecasillabo sciolto: il DIVENIRE impetuoso del ritmo terzinato della materia (sia poetica sia reale) necessariamente deve tornare all’UNO, all’ESSERE, dal quale la materia proviene.

Ma 13 significa anche l’estrema sintesi della DIRITTA VIA:

quando l’Umano irrompe nel Divino, il Divino irrompe nell’Umano

Ma non perché l’Uomo diventa un Dio, e un Dio diventa Uomo, semplicistica scorciatoia alla quale siamo stati troppo abituati negli ultimi tempi.

Ma per il fatto che MATERIA e SPIRITO sono inscindibili, e non due dolorosi opposti. Paradossalmente parlando, la Materia da sola potrebbe essere solo distruttiva, e lo Spirito da solo diventerebbe inesistente.

Questo miracolo che avviene nel centesimo canto, dovrebbe essere perpetuato dentro di noi, qui in terra, in tutti i nostri giorni. Potreste anche pensarlo come ologramma che ci arriva da lontano: i Dodici Apostoli più il Cristo, che sono 13. DIVERSI MA INSCINDIBILI.

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P.S. Vi spiego perché ho sostituito nella Mappa del Paradiso il valore del numero quattro: da Geometria Solida a Tetragono.

Quando noi prendiamo un punto nello spazio e lo congiungiamo a un triangolo piano nasce un TETRAGONO, un solido in terza dimensione. Nasce la nostra libertà di muoverci nello spazio.

Una specie di vista nova.

Però il modello di UOMO che ci offre Dante è un modello TETRAGONO, composto da Corpo, Intelligenza, Intelletto e Spirito.

avvegna ch’io mi senta / ben tetragono ai colpi di ventura (XVII, Par.)

La nostra TETRAGONIA viene introdotta nell’Opera solamente dalla sua Geometria Sacra, perché non si poteva parlare di SPIRITO ai tempi di Dante, essendo stato abolito dalla Chiesa di Roma fin dal sesto secolo.

Quindi un modello eretico.

Ma non basta: il numero quattro inaugura sempre un altro ATTO CREANTE. E ricomincia di nuovo un’altra battuta di valzer pitagorico, PENSARE AGIRE FINIRE.

Tetreis in greco significa: un’altra volta il 3!

E Dante si sentiva (al verso 4) tale e quale al Geometra (verso 1).

Detto questo solo per farvi gustare segrete cose che nessuno vi ha mai detto e che vi dirà mai.

Provate a raccontarlo ai vostri amici che tutti i numeri 4 della Classe dei Numeri Interi, diventa sempre un UNO!

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1. COS’È LA GEOMETRIA SACRA?

“C’è Geometria nel numero delle corde… tutto è numero”  Pitagora

Nel Mondo delle Idee abita la Perfezione. E nella Perfezione abita la Geometria. Potrei dirvi che questo è uno dei fondamentali della lezione platonica. Ma in fondo viene tutto da molto lontano. Questo qualcosa che ci permetterebbe sempre di gustare la Sapienza Arcana, se volessimo penetrare i tempi che sono andati perduti nella nostra smemoratezza e che ora, invece, bussano sempre più rumorosamente alla nostra porta, a disturbare i nostri sonni, a infliggerci il sospetto che un mondo dolorosamente disarmonico esiste solo perché, dentro noi stessi, abbiamo rinunciato all’Armonia.

Se chiudete gli occhi e incalzate le immagini della memoria, vedrete scorrere gli ziqqurat, i templi indiani, le piramidi, le moschee, tutti quei pavimenti che avete distrattamente calpestato nelle ville romane, nelle case pompeiane, nelle chiese romaniche, gotiche, rinascimentali, barocche… nell’infinità delle piroette delle tessere cosmatesche di un pavimento medievale.

Oppure questo, più trionfale, che ci accoglie all’ingresso di Santa Maria del Fiore a Firenze. E i visitatori, senza saperlo, si inabissano dentro il vortice di una prospettiva ottagonale che può portarli verso il basso o verso l’alto.

SANTA MARIA DEL FIORE

O in fondo al pozzo o dentro il cielo.

E voi, senza saperlo, state già guardando la Geometria del Poema dantesco: un ottagono inscritto in un cerchio.

Posso dirlo con estrema franchezza? Se l’Alighieri non avesse costruito il suo Poema in armonica e geometrica perfezione, si sarebbe preso a schiaffi da solo.

La notte del dieci del dieci del dieci alle ore dieci, e solo per gioco, gli ho chiesto di farmi vedere dove aveva messo i passi dentro la selva oscura, usando i primi dodici endecasillabi: gli unici che parlano della selva.

E sul foglio è apparso il sistema solare in modello tolemaico, dalla Terra a  Saturno: il primo disegno segreto di Dante.

prima mappa siderale

E aggiungo che in quella notte non solo è completamente cambiata la mia vita, ma sono entrata per giunta in un mondo completamente ignoto e sconosciuto: nulla sapevo di geometrie e di compassi e di sfere armillari… e di Poemi Sacrati, come l’Alighieri definisce la sua Opera… poema sacrato, consacrato alla Perfezione (Par. XXIII, 62), e forse anche a qualcosa di più.

Mi sono trovata a contemplare la sfera della volta stellata, la mia prima immersione dentro la geometria del cosmo, lo stupore che oggi intensamente dovremmo provare davanti a un Universo ordinatamente caotico… e caoticamente ordinato.

Così mi è apparso il Pellegrino delle Stelle, e il Sacro Dodici è entrato nella mia casa senza lasciarmi più.

La prima cosa che ci rivela il numero 12 è la Legge dell’Ottava: Codice dell’Universo e Linguaggio dell’Armonia.

I 12 numeri che sono serviti per creare il mondo, secondo Pitagora.

Con Otto Ottave Dante ha costruito il suo Poema, ma questa storia la racconterò un’altra volta.