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I DISEGNI SEGRETI DI DANTE

14 LAZZI FRIZZI E BOLLE DI SAPONE

 

Dedicato a chi ama il volo, il Pindaro Analogico, le ali di Pegaso… a chi sa raccogliere le bolle di sapone per decorare il pino di Natale! A chi non si ferma davanti a nulla, e che profondamente sente che l’Alighieri è per davvero il Mago dell’Impossibile, e ben per questo INIMITABILE, come aggiungerebbe il buon Contini. Vi porto dentro un Ospedale, ma non uno qualsiasi, invece uno proprio particolare perché è completamente privo di medici e di operatori sanitari. Abitato però solo da migliaia e migliaia di degenti abbandonati a loro stessi, e condannati a soffrire tutti i loro mali, di diversa natura e ben elencati dal Poeta, ma a questo punto consultate i dantisti accademici che ne sanno sempre una più del diavolo.

Invece a noi potrebbe venire in mente l’improbabile metafora di una nostra Italia logorata, insana e andata in pezzi, completamente priva di cure e di medici buoni, ma io rispondo che adesso stiamo volando troppo in alto! (Forse). Siamo al trentesimo canto dell’Inferno, dentro l’ultima Decima Bolgia, nella tremenda discarica della frode di tutte le frodi: quella della Menzogna, quella del Mal Seme d’Adamo.

Ebbene sì: si parla dei BUGIARDI. Ma non troverete mai questo vocabolo dentro tutti i manuali del mondo: questi parlano solo dei FALSARI. Ma chi dice il falso, oggi come oggi, rimane sempre un BUGIARDO, nella nostra corrente lingua.

Il grande FALSARIO DI PAROLA si chiama Mastro Adamo, malseme di menzogna. Se state rincorrendo la prima bolla di sapone, scivolate fino al canto ottantesimo (Paradiso, XIII), opposto speculare e sincronico al canto trentesimo: troverete le parole di Tommaso che conferma la saggezza infinita del Vero Adamo connesso alla Sapienza del suo Creatore, e quindi unico uomo sapiente in terra (insieme al Re Salomone). Ebbene sì: ADAM KADMON ben contrapposto a tutta l’Umanità Adamica che, in piena consapevolezza, non sceglie Strada di Sapienza, ma la deviazione oscena della Menzogna. Posso dirlo? La peggiore incarnazione del Male, che ci insegue da migliaia di secoli, e che fonda proprio sulla BUGIA del Serpente la perdita del nostro paradiso. Non quello terrestre: ogni consorzio umano diventa un inferno se viene governato dai bugiardi, così ciascuno di noi perde il suo paradiso.

Io vidi un, fatto a guisa di leuto,

pur ch’elli avesse avuta l’anguinaia

tronca da l’altro che l’uomo ha forcuto.       51

La grave idropesì, che sì dispaia

le membra con l’omor che mal converte,

che ’l viso non risponde a la ventraia,          54

facea lui tener le labbra aperte

come l’etico fa, che per la sete

l’un verso ’l mento e l’altro in sù rinverte.    57

(Inf,. XXX)

 Io ne vidi uno che sarebbe stato uguale a un liuto, se solo l’inguine fosse stato separato dalle due gambe. La grave idropisia, che, a causa della linfa smaltita male, deforma a tal punto le membra che il viso è assai più magro dal ventre, lo spingeva a tenere le labbra aperte come fa il tisico, che per la sete tiene il labbro superiore in alto e quello inferiore verso il mento.

Un corpo gonfio di acqua, tanto che le gambe sono incollate al ventre nascondendo i genitali: come un ventre di pecora dal quale bevono acqua i pastori, e, se non fosse così, assomiglierebbe a un liuto.

Quanto si paga, nascondendo la VERITÀ! Eppure in vita Mastro Adamo fu un LIUTO, dolce carezzevole avvolgente, battendo falsa moneta per poi finire al rogo senza pentimento alcuno!

Un viso magro magro e un ventre gonfio gonfio, pieno d’acqua, ma che muore di sete. E ancora se li sogna i ruscelletti limpidi delle sue valli l’Adamo Malseme!!!

Ma a noi viene in mente la Lupa carca di tutte brame, che più mangia più ha fame!

La linfa smaltita male si chiama FRODE FALSITÀ e MENZOGNA: le bugie che ti capovolgono le cellule e che ti anagrammano le membra, e che degenerano i tratti del volto, e mostruosamente mutano la forma del corpo. Chi è in grado di guardare con gli occhi dell’anima, i BUGIARDI li riconosce al volo! Hanno sempre la bocca aperta, parlano sempre e a volte urlano per difendere tutte le loro false verità, impedendo con una aggressività da lupi che qualcun altro parli al posto loro. La bocca aperta dalla voracità che pretende sempre di ingozzare il loro ventre che non sarà mai sazio, anche vendendo l’anima al demonio come Mastro Adamo l’ha venduta, battendo il falso, ai Conti Guidi (quelli di Poppi che ospitarono l’Alighieri in esilio per quasi dieci anni: li conosceva bene!).

Come un tisico, loro hanno sempre la bocca aperta in cerca di aria (fritta) per riempire di vento le pance delle pecorelle (parole di Beatrice, XXIX Paradiso), facendo spettacolo e parlando da tutti i pulpiti, soprattutto nel nome della Verità e dell’ETICA!

ETICO non vuol dire soltanto TISICO! Difficile catturare bolle di sapone se non si riconosce la magica sapienza linguistica del Poeta!

Da sempre, col carisma dell’Etica, si frodano popoli interi, diabolicamente sostituendo al VERO il FALSO.

Di BUGIARDI, eticamente ammantati e ben sostenuti, ne abbiamo le fabbriche piene.

E per fortuna non sono io a dirlo, ma lo sottolinea bene lo stesso Alighieri in molte parti del Poema, mettendo ovviamente il clero corrotto e bugiardo in prima fila (nel Cofanetto Dantesco troverete tutto).

Ma voi vi chiederete come sta messa la pena del contrappasso: finisce così? che tutti i bugiardi finiranno malati all’ospedale? Non fatevi ingannare da un candido letteralismo!

I bugiardi pure all’inferno finiscono sempre in rissa violenta, in ira spasmodica che li fa urlare insultando con parole dure e affilate che sembrano coltellate. Ma con una variante di non secondario interesse: sputano in faccia all’altro la nuda trasparente reale VERITÀ.

Mastro Adamo e Sinone (che convinse i Troiani a far entrare il Cavallo dentro le mura di Troia), per un malaugurato gesto del braccio impiantano una lite fragorosa ed epica, in dialogo serrato e velocissimo che trasuda da ogni parte sentimenti di odio di rabbia di dolore e di VERITÀ.

I dantisti accademici la sdoganano come esempio classico di comicità dantesca.

Eppure è vero. Piacciono sempre le risse e fanno pure aumentare l’audience! Anche Dante guarda ascolta e non schioda davanti allo spettacolo. Forse per godersi la lite, o il linguaggio colorito dei litiganti, o l’energia che ci mettono pur essendo dannati ammalati… o perché due bugiardi incalliti stanno riversando violentemente l’uno contro l’altro la Vera Verità???

Catturatela bene questa bolla di sapone, anche perché interviene Virgilio a rimproverare Dante con molta determinazione.

Ad ascoltarli er’io del tutto fisso,

quando ’l maestro mi disse: «Or pur mira,

che per poco che teco non mi risso!».        132

Quand’io ’l senti’ a me parlar con ira,

volsimi verso lui con tal vergogna,

ch’ancor per la memoria mi si gira.         135

E fa ragion ch’io ti sia sempre allato,

se più avvien che fortuna t’accoglia

dove sien genti in simigliante piato:

ché voler ciò udire è bassa voglia».     148

 Io ero tutto attento ad ascoltarli, quando Virgilio mi disse: «Continua pure a guardare, che manca poco che io non litighi con te!» Quando io lo sentii parlarmi con ira, mi voltai verso di lui con una tale vergogna che è presente ancora nella mia mente.

“… e sii certo che io ti sarò sempre al fianco, se mai avverrà ancora che il destino ti conduca dove ci siano genti che litigano in questo modo: infatti, voler ascoltare certe risse è volontà vile”.

Si entra in vibrazione bassa, in bassa voglia, quando ci si incanta davanti alle risse, ma soprattutto quando le risse ci affogano, inconsapevolmente ingannati, dentro le acque nere della menzogna.

Ringraziamo il bisturi affilato del Poeta: quando i bugiardi scoppiano finiscono sempre col dire la verità. Solo all’inferno però. Non aspettatevi nulla dai bugiardi in terra.

Così termina il trentesimo canto.

Ma io penso che questo canto riconosca la sua vera soluzione proprio nel suo incipit.

Già, un azzardatissimo ribaltamento diabolico:

Nel tempo che Iunone era crucciata

per Semelè contra ’l sangue tebano,

come mostrò una e altra fiata,           3

Atamante divenne tanto insano,

che veggendo la moglie con due figli

andar carcata da ciascuna mano,      6

gridò: «Tendiam le reti, sì ch’io pigli

la leonessa e ’ leoncini al varco»;

e poi distese i dispietati artigli,           9

prendendo l’un ch’avea nome Learco,

e rotollo e percosselo ad un sasso;

e quella s’annegò con l’altro carco.    12

Nel tempo in cui Giunone era adirata contro la stirpe tebana a causa di Semele, come dimostrò in due occasioni, Atamante divenne a tal punto pazzo che, vedendo la moglie che andava tenendo in braccio i due figli, uno per parte, gridò: «Tendiamo le reti, così che io possa catturare la leonessa e i leoncini»; e poi protese gli artigli spietati, prendendo uno dei due che si chiamava Learco, e lo fece roteare in aria e lo scaraventò contro un sasso; la moglie si annegò tenendo l’altro figlio.

Ovidio scrive che Giunone, gelosa dell’amore di Zeus verso Semele (sorella di Ino ed entrambe figlie di Cadmo) fino a causarne la morte, infierì in seguito contro la sorella Ino e contro il marito di questa (Atamante) facendolo impazzire. Egli, nella sua pazzia credette di vedere una leonessa e dei leoncini (secondo altri, dei cervi) invece di sua moglie e dei suoi due figli, così cominciò a dar loro la caccia, afferrò il figlio Learco e lo sfracellò contro uno scoglio e successivamente scagliò Melicerte in mare ed Ino, per cercare di salvarlo si tuffò, ma annegò insieme a lui.

L’Alighieri conferma la versione di Ovidio, disegnando nei primi dodici versi la fosca e tragica nube di tradimenti, vendette, ire divine e obnubilamento del vero trasformato in falso… che non a caso costellano il mito dionisiaco.

Giunone, che per Dante è la regina dell’inferno, si vendica del tradimento di Zeus uccidendo Semele, madre di Dioniso figlio di Zeus. E poi costringe il cognato di Semele (Atamante) ad uccidere moglie e figli trasformandoli ai suoi occhi in leonessa e leoncini.

Una storia gotica e infernale, degna della decima bolgia, degna del malseme di Adamo!

A farla breve, secondo me andrebbe letta così: Giunone uccide la Mater del Figlio di Dio (Dioniso) e stravolge gli occhi degli uomini colmandoli del falso che sostituisce il vero: gli uomini preferirono le tenebre alla luce… missione adattissima per la regina degli Inferi.

I BUGIARDI, che vivono di tradimento di ira e di menzogna, non possono far altro che generare morte e disperazione. In ogni tempo e in ogni luogo.

Interviene nell’incipit una vibrazione più elevata di quella “bassa voglia” che invece conclude il canto: il valzer dei canti 30-80 rivela qualcosa di molto più grande attorno alle vendette e alle menzogne. Si percepisce, fragile come una bolla di sapone, la strada che conduce ad Adam Kadmon e il totale e necessario abbandono della deriva di Mastro Adamo, cioè di tutta l’umanità corrotta.

La strada che dobbiamo percorrere, cammino iniziatico per Dante, che parte dagli inferi, ma perché è necessario: il solo che serve per giungere alla Luce.

Cammino di Sapienza, strada per persone che sanno di essere un mistero che cammina su due gambe, di chi è alla VERA ricerca di se stesso, di chi ha deciso di non farsi ingannare.

Strada Cristica, strada di Verità. Ma inoltre si può anche pensare allo stesso Dioniso, fulcro di tutte le tragedie della corte di Cadmo, padre di Semele, di Ino e di Agave. Dio morto e risorto, bandito dall’Olimpo e che si aggira in terra fra gli uomini che in molti però non riconoscono. Fra tutti Penteo (in greco il Privo di Dio), il figlio di Agave che pretende di spiare le Menadi nella foresta (le sacerdotesse di Dioniso), fra le quali c’è anche Agave in persona. Sarà lei ad incitare le compagne a catturarlo e a fare a pezzi tutto il suo corpo. La notte giunonica le aveva coperto gli occhi e non ha riconosciuto suo figlio.

Così l’Alighieri ricuce  la strada che non vogliamo vedere: dalla perversità della menzogna ci conduce verso la nostra più dolorosa ferita, alle bugie nefande che raccontiamo noi a noi stessi, quando decidiamo di privarci dello Spirito, del Senso del Mistero, e di diventare soli ed esiliati dall’Universo e dalla sua sacralità. Privi di Dio diventiamo polvere marcia, sabbia mobile sopra la quale regneranno per sempre solo serpenti e scorpioni. I BUGIARDI per antonomasia.

Di Maria Castronovo

Maria Castronovo è nata nel 1953. Laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano, ha insegnato per 40 anni nella scuola pubblica.

Ha pubblicato vari libri e articoli per ELLIN SELAE EDIZIONI

(Il silenzio del fauno, Viaggio in terra di poesia, Sopra il primo fumo caldo, Questi dorati orrori).

Presso TYPEFACE EDIZIONI ha stampato nel 2018:

Pitagora e la Carta Costituzionale del 1948

Donna Selene (Alcesti, Antigone e Medea)

Presso SCEPSI&MATTANA EDIZIONI, nel 2020 è uscito:

Lo Zen e l’arte di sopravvivere alla scuola di (questa) massa

Nel sito di VISIONE ALCHEMICA potete trovare l’archivio delle sue trasmissioni su Dante e su altri argomenti.

Da dieci anni lavora sulla Geometria Sacra del Poema Dantesco, e ha scritto i tre volumi che la riguardano:

STELLE SEGRETE E QUIETE

DANTE E LA STELLA DI BARGA

IL VALZER DEI CANTI STELLATI