Il cerchio è la psiche dell’Universo. Pitagora
Non esiste in tutto l’Universo qualcosa che non possa essere riconducibile a un punto, a una linea, a un triangolo… così diceva Pitagora. Ma che dire del cerchio? Inarrivabile perfezione rinchiusa fra due immisurabili misteri: il suo centro – punto senza dimensione – e la sua circonferenza che non può mai giungere alla sua quadratura. Nel cielo di Giove, nel cielo della Geometria come si riteneva ai tempi di Dante, il dio olimpico regala ai mortali la consapevolezza preziosa del Limite… agli uomini che tutto possono contemplare, ma che non tutto possono misurare. Che dono raffinato se ancora conservassimo negli occhi tutti i nostri interrogativi dell’alba dei millenni… quando il respiro degli uomini ancora si espandeva al cielo in dimensione circolare raggiungendo le stelle e la Divina Ruota dello Zodiaco, e tutti i mortali racchiusi si sentivano dentro l’armonia delle sfere concentriche. Quando al Cerchio Infinito si consegnava il Tutto dell’Universo. Forse in qualche parte profonda di noi tratteniamo questa memoria.
Il Fiore della Vita è un Simbolo che accompagna da millenni gli uomini, un decoro, un amuleto, un gioco infantile del compasso, un modello dell’Infinito che ci abita, un ricordo di armonie… qualsiasi cosa sia ci accompagna e ci deposita al Cerchio. E al Cerchio necessariamente si arriva se ci si pone il problema di raccogliere 100 Canti in Sacre Dozzine.
Avremmo 8 dozzine (96 canti) con il resto di 4. Con questo unico dato numerico come potremmo giungere a tracciare uno schema che abbia una qualche corrispondenza con una eventuale Geometria del Poema? Potremmo risolvere con l’aiuto di Pitagora e del suo modello cosmologico: l’infinito Cerchio (ma sarebbe una sfera, e quindi stiamo parlando in proiezione piana) che contiene l’Universo e che nel suo centro contiene la Sacra Tetrade, il quadrato mistico formato dai 4 elementi – terra aria fuoco acqua – e che a sua volta contiene il punto dell’1: colui che sta nel mezzo delle cose, il punto dell’origine, l’unico istante del Tempo, il generatore del TUTTO: il punto senza dimensione dove si colloca l’ago del compasso. Oggi diremmo: l’inimmaginabile punto in cui è esploso il Big Bang. Un ottagono regolare inscritto in un cerchio è il primo traguardo che si raggiunge disponendo su ogni lato dell’ottagono 12 Canti.
Ecco il risultato, e non sottovalutatelo… fosse in mio potere cancellare il tempo, entrare nei secoli come si entra nel minuto, prendervi tutti insieme e trasportarvi dentro magie che ci hanno preceduto e che sono scomparse… indossare gli occhi di un architetto gotico, trasformarmi nelle dita di uno scalpellino del marmo, sognare un pavimento cosmatesco prima che venga disposto… quante migliaia di questi ottagoni potrei mettere ai vostri piedi per farvi stupire, per regalarvi l’intuizione che senza un ottagono tracciato così nel Medio Evo … usando il sestile… non avremmo nulla più da vedere… né il labirinto di Chartres e nemmeno Chartres stessa… né i pavimenti delle chiese italiane, né le greche di marmo… né la celestialità dei rosoni…
Vi regalo anche Castel del Monte, e vi lascio soli per qualche minuto perché possiate ascoltare il cuore di Federico che batte forte sulle sue carte, sul suo compasso, sognando la perfezione del suo cielo, rincorrendo in silenzio e fra i denti masticando il segreto pitagorico dell’8, dell’infinito bene, della Bellezza Suprema… e della mente umana che a quella divina si specchia.
Lasciate che anche il vostro cuore batta forte nell’alzare gli occhi al cielo per sentirvi finiti-infiniti dentro la stanza del mondo, e ascoltate dentro di voi girar la chiave seconda del cor di Federigo, quella del Mistero. E poi volate con l’anima insieme agli occhi di un Dante bambino che vede nella cupola del bel san Giovanni tutte le gerarchie angeliche e il Cristo pancreatore, nell’aureo trionfo del Paradiso al quale lui stesso, più tardi, donerà parole e musica… ancora senza saperlo… Vi giungano da lontano lo stupore e la meraviglia che per strada abbiamo perduto.
Sono due cose costruite prima che Dante nascesse: poteva restarne immune?
da DANTE E LA STELLA DI BARGA