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I DISEGNI SEGRETI DI DANTE

6. DANTE E LA LIBERTÀ

… Avete letto l’addio di Virgilio. Il XXVII è la stagione degli addii. Ma Dante non capisce bene che queste sono le parole del commiato, e, in questo senso, ci sembra ancora un po’ capretta. Ma forse era proprio sua intenzione di giocare questa parte.

Virgilio gli dona la Primavera: la viriditas dei Dioscuri non è ancora terminata, quella fase alchemica che non è più neranera, ma nemmeno bianca; gli regala l’erba i fiori i teneri arbusti sui quali potrà sedersi o camminare a seconda del suo volere e del suo piacere. L’eterna primavera dell’Eden dove tutto sempre nasce, ma non muore mai, e qui Dante sarà libero di muoversi.

Non aspettar mio dir più né mio cenno;

libero, dritto e sano è tuo arbitrio,

e fallo fora non fare a suo senno:

per ch’io te sovra te corono e mitrio».    142

Non avrai altre parole, altri gesti da me: la libertà che cercavi l’hai trovata; il tuo potere di scegliere è diventato libero, giusto e incorruttibile e sarebbe un errore tremendo non usarlo: per cui io sopra la tua testa ti metto due corone: quella imperiale e quella papale.

Eccola qua in un disegno di Dalì: la DOPPIA REGALITA’ DELL’ANIMA LIBERA, ma anche al grande pittore è sfuggito il particolare delle due corone, doppie, geminate, consapevole dono dei Dioscuri… una che appartiene alla Parola e l’altra che appartiene al Silenzio. Ciò che può essere detto e ciò che non può essere detto, ciò che è Sapere e ciò che è Sapienza, ciò che è visibile e ciò che è invisibile.

Viene celebrato un altro matrimonio sacro, oltre al presagio dell’Union Sacrée che avverrà con Beatrice: si celebra l’unione di due Poteri che entrambi devono appartenere a un uomo libero.

Io tenni ambo le chiavi del cor di Federigo… diceva Pier delle Vigne del suo Imperatore e questa eco risonante esce dal luogo diametralmente opposto al luogo in cui ci troviamo: tracciate il diametro 12-13/62-63, arriva dal Basso Inferno, arriva dal momento in cui Dante ci insinua il sospetto che per ogni uomo c’è il diritto di possedere due chiavi che aprano il cuore, i due poteri dell’uomo libero. Allegoricamente rappresentati con la figura del Papa e con quella dell’Imperatore. Controllate i lati 13-37-62 e scopriamo cosa si sta irradiando nonostante le lunghe distanze: nel 13 si parla di un Imperatore che deve essere per forza libero se davvero possiede i due poteri. Nel 36 Casella parla di Roma, là dove l’angelo raccoglie le anime purganti, e qui abita un Papa che avoca a sé il possesso di due poteri, sia quello spirituale che quello temporale e dove pure adesso i due poteri sono espressi anche se separati… già, città geminata. Alla fine del 61 Dante viene incoronato libero con queste due corone (Quarto Grado dei Misteri Orfico-Pitagorici, il grado della Corona). Abbiamo due strade: o questa semantizzazione è del tutto arbitraria ed è puramente casuale la disposizione dei canti, dentro un perfetto triangolo rettangolo che è gnomone della giustizia universale (cfr. dialogo 35-85 ne IL VALZER DEI CANTI STELLATI)… oppure dovrà esserci una spiegazione!

 

Entriamo nel territorio delle spine: che esista  un livello anagogico anche nell’impostazione del progetto politico dantesco? Ne risulterebbe che il punto più alto da raggiungere per ogni individuo sarebbe quello di diventare imperatore di se stesso e papa di se stesso. Anche oggi, anche ora che sto scrivendo, questa è una gravissima eresia. Dove finirebbero le demagogie, i populismi, i consensi delle masse, le manipolazioni dei cervelli, le istituzionali devozioni alle chiese… dove finirebbero tutti questi raffinatissimi strumenti di potere? E dove finirebbe la preziosa speculazione sulla separazione dei due poteri espressa nel Monarchia con la rappresentazione dei due Soli Separati, se poi queste due corone sono collocate su un’unica testa? A questo punto mi verrebbe da chiedere… proprio certi che Dante fosse medievale??? Di quante altezze dobbiamo ancora salire per comprenderlo? O forse non lo comprendiamo perché le risposte ci sono sempre state negate e censurate, risposte che appartengono a quella Sapienza che deve essere taciuta.

Cosa può importare oggi sapere se Dante fosse càtaro (l’Union Sacrée è catara), alchimista (Rebis), pitagorico o templare o mistico o sufi o massone o gnostico o Fedele d’Amore??? Cosa può importare se non sappiamo affondare il bisturi nella piaga che ci fa più del male… dentro il dolore della Libertà? Non studiamo più questo Dante! Guardiamolo ascoltiamolo FACCIAMOLO PARLARE! Rincorriamone i sogni e le visioni!

Lo so: il rito di Virgilio esplode nei nostri occhi come la grande utopia del mondo, e ben per questo dovremmo indagarne le ragioni, anche perché, per entrare nell’Eden, bisogna essere uomini liberi. Vi riporto a Barga, ma non per vedere le stelle: andremo a visitare le due corone di libertà.

Bassorilievo di Biduino sul portale laterale dedicato al miracolo di San Nicola, il miracolo dello Scifo d’oro, XII secolo. I due templari posizionati ai lati lo proteggono, quello di destra è stato ferito a morte dalle bombe alleate. Morto con onore e con la spada in mano se è riuscito a conservare uno dei grandi segreti templari. Questo miracolo è stato istoriato in alcune chiese gotiche dall’Anno Mille fino al dodicesimo secolo e poi la sua rappresentazione è scomparsa insieme alla fine dei templari. Il Duomo di Barga è dedicato a San Cristoforo, protettore dei viaggiatori, e qui pregavano i pellegrini della Francigena e forse anche i pellegrini di altri viaggi. La leggenda racconta che durante le Crociate il fanciullo Adeodato fosse stato rapito dall’Emiro Saraceno e costretto a servire il potente usando uno scifo d’oro, un vaso di fattura greca.

Il ragazzo prega San Nicola di liberarlo e così il giorno dopo arriva il Santo, lo prende per i capelli e lo riporta alla madre che si scioglie in lacrime di felicità e poi Adeodato servirà al banchetto del re cattolico usando lo stesso vaso d’oro. Attivate l’aisthesis perché entriamo in un pozzo profondo di simbologie. Che Dante abbia visto questo bassorilievo? Io lo so e ne sono certa, ma non ne ho le prove. Se uscite dalla letteralità della leggenda e guardate le immagini, immediatamente vedrete che si tratta di due banchetti allegorici: a sinistra siedono i commensali del Potere Temporale e a destra quelli del Potere Spirituale, ma se giriamo le spalle al bassorilievo ci collochiamo nella loro esatta posizione. E quindi a Destra il mondo materico del Potere Temporale, e a Sinistra il mondo conventuale del Potere Spirituale. Così come accadrà nell’Eden: Beatrice (Puro Spirito) appoggerà il fianco sul lato sinistro del Carro, e Dante (corpo vivo) si metterà alla destra del Carro.

La figura incoronata di destra siede sopra un’architettura tipicamente regale e donne e uomini sono seduti accanto a lui, il re appoggia il mento sulla mano, pensieroso di tutti i fastidi che gli procura l’onere del suo compito. Calza stivali da guerriero. E tutti e cinque i personaggi perdono il loro sguardo ovunque, muti e senza guardarsi mai fra di loro. La figura incoronata di sinistra siede su un frammento di chiostro conventuale, non tiene gli occhi bassi nei suoi pensieri, ma guarda alto mentre la sua mano si pone in gesto di benedizione e forse sta benedicendo il pane sopra una tavola più modesta e non ci sono donne alla sua tavola. Calza pantofole monacali e sulla sua testa vedrete le campanelle che segnano i tempi di un convento. Il commensale alla sua sinistra lo ascolta compunto, gli altri tre guardano verso di lui in segno di devozione.

Non sono due banchetti di re appartenenti a religioni diverse: sono due Poteri a confronto. Lo scifo appartiene all’epoca greca precristiana e nel bassorilievo è chiuso da un coperchio ed è d’oro. Con queste caratteristiche non può essere altro che un vaso alchemico, il contenitore dell’anima, il nostro privatissimo Sacro Graal.

L’anima di Adeodato (affidato a Dio e, dal punto di vista templare, affidato alla perfezione) è stata rapita dal mondo basso dei distratti opportunisti egotici arroganti esemplari del potere politico comunemente inteso: quello dell’avidità dei lupi. Verrà tirata per i capelli e ricondotta al servizio dello Spirito, ma così doveva accadere perché è necessaria l’esperienza mondana per produrre l’opportunità della scelta, e infatti Adeodato sceglie di invocare l’intervento del Santo.

Dal punto di vista iniziatico è doveroso immergersi nel mondo, la misura della mondanità è il punto d’inizio del cammino, se non altro per continuare a reggersi nel mondo con sapienza, cioè procurandoci il minimo dolore. Dal punto di vista del perfezionamento di sé, è doveroso immergersi nella dimensione del sacro, del mistero, della spiritualità e della virtù, se non altro per continuare a reggersi nella vita con sapienza, cioè procurandoci il minimo dolore.

Già, ma detto così dove sta la libertà? Nel nostro linguaggio civile progredito e moderno la libertà è un diritto… nel linguaggio sapienziale la libertà è un servizio. Così scrive Dante nel XVI del Purgatorio:

A maggior forza e a miglior natura

liberi soggiacete; e quella cria

la mente in voi, che ‘l ciel non ha in sua cura.

 Sta parlando Marco Lombardo, vescovo e càtaro… voi uomini da uomini liberi siete sottomessi a una forza maggiore di voi e a una natura migliore; e questa forza crea dentro di voi l’anima intellettiva della quale gli influssi astrali non si preoccupano minimamente.

E per Dante la sede di questo intelletto è l’anima. Siamo sottomessi liberi… ma non è un ossimoro, anche se così appare. Vuol dire che per essere liberi occorre sottometterci alla libertà, che, peraltro, è un dono d’Amore, ma tutto da conquistare! Dante cercava la libertà e l’ha trovata quando Virgilio lo sottomette alle due corone (io sovra te… e quindi tu sotto), lo sottomette alle leggi della libertà… equilibrio armonia serenità bellezza pace giustizia sapienza prudenza elevazione amore rispetto decoro dignità divina… tutte quelle leggi alle quali Imperatori e Papi dovrebbero essere sottomessi. E per sottomettersi alla libertà bisogna sceglierlo. Sento già il coro… maccome? I bisogni primari, la povertà, le ingiustizie, la disoccupazione… ma che razza di bello e inutile discorso!!!! Vi potrei rispondere che ho visto una miriade di ricchi crudelmente incatenati e una altrettanto quantità di poveri incredibilmente liberi… ma poi dai Dioscuri non ve l’aspettavate un perfido e sublime REGALO DOPPIO??? Scegliere di essere sottomessi alle leggi della Libertà che regolano la materia (Imperatore) e lo spirito (Papa) e mettere al servizio del mondo questa Libertà… ricordatevelo per i canti successivi!

I Catari e i Templari lasciarono sulle chiese questi strani segni, e infatti da un Re e da un Pontefice furono massacrati.

da DANTE E LA STELLA DI BARGA

Di Maria Castronovo

Maria Castronovo è nata nel 1953. Laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano, ha insegnato per 40 anni nella scuola pubblica.

Ha pubblicato vari libri e articoli per ELLIN SELAE EDIZIONI

(Il silenzio del fauno, Viaggio in terra di poesia, Sopra il primo fumo caldo, Questi dorati orrori).

Presso TYPEFACE EDIZIONI ha stampato nel 2018:

Pitagora e la Carta Costituzionale del 1948

Donna Selene (Alcesti, Antigone e Medea)

Presso SCEPSI&MATTANA EDIZIONI, nel 2020 è uscito:

Lo Zen e l’arte di sopravvivere alla scuola di (questa) massa

Nel sito di VISIONE ALCHEMICA potete trovare l’archivio delle sue trasmissioni su Dante e su altri argomenti.

Da dieci anni lavora sulla Geometria Sacra del Poema Dantesco, e ha scritto i tre volumi che la riguardano:

STELLE SEGRETE E QUIETE

DANTE E LA STELLA DI BARGA

IL VALZER DEI CANTI STELLATI